L' Oratoria,l'arte dell'esposizione verbale,era strutturata da solidi elementi dell'arte della retorica classica e riproposta per le esigenze di quel tempo.
La mediazione linguistica,come oggi definiamo la comunicazione fra sistemi linguistici diversi,fu per Matteo Ricci l'occasione per impiegare tutte queste conoscenze e raggiungere risultati straordinari che conil passare del tempo,invece di sminuire,diventano sempre più rilevanti.
L'incontro a Roma coni grandi pensatori e scienziati del tempo per un giovane di grandi promesse come Matteo Ricci sarà determinante per costruire una così grande personalità.
Dalla biografia apprendiamo che in varie occasioni Ricci regalava a importanti personaggi,letterati e dignitari,dei prismi di vetro.Non era il vetro che suscitava meraviglia e interesse ma il fenomeno della scomposizione della luce nei colori dell'arcobaleno.Da un punto di vista scientifico sappiamo che l'esperimento della scomposizione della luce nei suoi componenti fondamentali,chiamati spettro,fu condotto per la prima volta da Newton nel gennaio del 1666.Quale valore dare al gesto di regalare dei prismi senza la spiegazione scientifica?Forse le teorie della Fisica Ottica,quelle che permisero a Galileo di inventare il telescopio,erano a conoscenza di Ricci che,senza complete dimostrazioni,intuiva il percorso di ricerca.Ma anche l'aspetto simbolico di“regalare”uno strumento per l'osservazione di un fenomeno che utilizzava un soggetto immateriale come la luce per ottenere qualcosa di improvvisamente bello come i colori dell'arcobaleno poteva essere un invito a meditare,ad impegnarsi a ricercare le spiegazioni che gli intellettuali del tempo attendevano.Matteo Ricci aveva studiato a Roma sotto la guida di Cristoforo Clavio,il famoso astronomo al quale si deve la riforma del calendario adottata da Gregorio XIII nel 1582 e vantava quindi anche un'ottima conoscenza della materia.Di tutto questo farà tesoro quando,per sua scelta lascerà il mondo occidentale per quello orientale.
Nonostante le sue conoscenze dell'astronomia fossero basate su un sistema che in Occidente stava per essere superato,erano però così buone da conseguire importanti successi fra gli scienziati cinesi.Pur tuttavia per amore della scienza e riconoscendo i propri limiti speculativi Matteo Ricci richiedeva a Roma l'aiuto al più alto livello della comunità scientifica.Forse era naturale che con questa straordinaria preparazione culturale potesse superare le difficolt à di comunicazione coni suoi interlocutori cinesi,ma credo abbiano fatto presa anche le sue grandi qualità umane.Il suo metodo di evangelizzazione si può riassumere nella breve espressione farsi cinese coni cinesi,cioè l'“inculturazione”linguistica,sociale,intellettuale e religiosa.Per raggiungere questo obiettivo si adeguò,anche nel modo di vivere esterno,alle usanze e tradizioni cinesi,cosa che non mancò di procurargli noie e critiche da altri missionari e talvolta anche dai confratelli.
Oggi ci meravigliamo come siano potute coesistere tutte le conoscenze espresse da Matteo Ricci.Ognuno di noi,competente nel proprio campo,cerca di allargare il proprio orizzonte conoscitivo ma se pensassimo di affrontare una lingua sconosciuta,l'obiettivo di confrontare sistemi filosofici inesplorati,immedesimarsi nell'altrui sistema di vita dando il meglio delle conoscenze del proprio tempo,saremmo presi dallo sgomento.L'insegnamento del Ricci ci dimostra però che si può tentare e si può riuscire.
Nel 2010 ricorre il 400° della morte di Matteo Ricci e qui mi piace citare un passo della commemorazione svolta all'Università di Macerata nel 1910 da Giovanni Vacca(Fig.4):
“Il Ricci amò i cinesi,amò la loro storia,ammirò la loro civilt à,ed è in questo,io credo,che egli trascese forse alquanto il compito affidatogli.Aveva abbandonato la patria,la famiglia,gli amici,la lingua a lui cara.Ma il bisogno profondo di amare,che forma una delle caratteristiche dell'anima italiana,gli fece rivivere una nuova vita intensa.Ed in Cina un nuovo mondo,lo compensò della rinuncia che egli aveva fatto al mondo [diventare prete] in Italia.Nella storia della dinastia Ming(1368—1656)figura per la prima volta,nei libri dedicati alla descrizione geografica dei paesi stranieri,il nome d'Italia come prima fra le nazioni d'Europa,e la narrazione comincia col dire che le prime notizie dell'Italia che si ebbero in Cina,sono dovute al dottore Matteo Ricci.E con un pò di melanconia,ai cinesi parlava talvolta della patria lontana,tanto lontana allora che non sperava e non poteva sperare che essa un giorno per un miracolo nuovo,si sarebbe potuta avvicinare all'Estremo oriente”.
Il 2010 apre una una nuova stagione di rapporti e scambi culturali.Bisognerà studiare e mettere in pratica l'insegnamento di Matteo Ricci per superare non solo le barriere linguistiche ma confrontare i propri sistemi culturali che implicano le legittime aspirazioni dei popoli a un futuro migliore.
Il Palazzo della Memoria di Matteo Ricci:una possibile ricostruzione di un sistema di diplomazia e cultura
Paolo Sabbatini
La missione di Matteo Ricci in Cina è una straordinaria storia di strenuo lavoro,diplomazia,cultura,religione,stile di vita e successo:in questo caso la realtà è molto più eccitante e sorprendente di qualsiasi finzione e va oltre ogni immaginazione.Il grande contributo di Matteo Ricci alla storia del genere umano deve ancora essere apprezzato nella sua interezza,essendo la sua vita stessa un gioiello dalle mille sfaccettature,che moltiplica la luce che riceve da ogni angolo lo si guardi.
Qui ci concentreremo principalmente su uno dei numerosi aspetti delle attività e dei talenti di Matteo Ricci:la sua abilità di comunicazione(“da P.R.”diremmo oggi)e la sua capacità di combinare le due culture(occidentale e cinese)in un sistema capace di coniugare ambedue le immense tradizioni:i Classici Romani e i Classici Cinesi.Matteo Ricci era,nel suo campo,un uomo del Rinascimento,alla stregua di Michelangelo e Leonardo da Vinci per le Arti e le Scienze.Era portato per le Arti(Belle Arti,Scienze Naturali,Letteratura Classica occidentale,e Musica)ma anche in altre discipline:sapeva come stampare libri,riparare orologi e pendoli,costruire case e si intendeva di agricoltura.Senza menzionare il suo sapere concernente le religioni e le Sacre Scritture.
Può essere considerato a tutti gli effetti un“uomo enciclopedico”,come tanti prima di lui hanno aspirato ad essere(Dante Alighieri,Pico Della Mirandola,Giordano Bruno tra gli altri).Si trovava a proprio agio sia presso la Corte Imperiale di Pechino,sia nella più umile casa di qualsiasi comune cinese.Tale straordinarietà era dovuta al suo generoso temperamento e al carattere innato,ma anche al suo rigore e alla educazione d'alto livello che ricevette alle scuole di Macerata,la sua città natì a,e a Roma,al Collegio dei Gesuiti(al tempo la culla delle migliori menti d'Europa).
Al Collegio Romano imparò infatti i Classici e le discipline regolari,nonchè le più raffinate e segrete capacità dell'“arte della memorizzazione”.
Noi lasceremo parlare le tecniche e la storia dell'“arte delle arti”attraverso i grandi lavori di Spence e della Yates.
Il nostro obiettivo,qui,è dare accenni su come Matteo Ricci potesse avere preparato un sistema di memorizzazione(per vari scopi:dall'apprendere la cultura cinese,al trasmettere i valori della religione cristiana)adattabile alle menti dei suoi discepoli cinesi,e a cosa quel sistema potesse somigliare.
L'arte della memorizzazione è,di fondo,un sistema ricomprendente l'Universo nei suoi innumerevoli aspetti.
L'Universo,inafferabile agli occhi del profano,è coerente nelle menti dei pochi iniziati che possano afferrarne il meccanismo e le relazioni fra i suoi elementi.L'importanza di Confucio nella tradizione cinese è paragonabile all'importanza di una catena di studiosi occidentali iniziati alla cosiddetta affiliazione”neo-platonica”,cui Matteo Ricci era manifestatamente interessato.
L'arte della memorizzazione è principalmente la costruzione di un“palazzo virtuale”nella mente dell'adepto.
Relazionandola agli insegnamenti dell'Antica Grecia,dell'Antica Roma e del Medioevo,così come organizzata da studiosi quali Cicerone e San Tommaso,la disciplina prevede la visualizzazione di stanze,o spazi,riempiti di oggetti o immagini collegati a concetti e parole.
Ciascuna stanza può essere collegata alle stanze per consequenzialit à o per affinità.Un esempio:ancora oggi,in Italia,gli studenti di medicina ricordano i nomi delle ossa della mano immaginando la seguente sequenza:“una barca a forma di semiluna arriva alla Piramide di Pisa portando a bordo un trapezio,un trapezoide,e una testa appesa ad un uncino.”
L'indovinello simbolico rimanda semanticamente alle seguenti parole:
barca=Scafoide
semiluna=Semilunare
Piramide=Piramidale
Pisa=Pisiforme
trapezio=Trapezio
trapezoide=Trapezoide
testa=Capitato
uncino=Uncinato
Al tempo di Matteo Ricci la pratica suddetta era comune e gli studenti erano soliti applicarla ad ogni disciplina da studiare,creando catene ed enigmi a ripetizione e facendoli corrispondere,col passare degli anni,a ben organizzate ed effettive strutture mentali:è molto più semplice per il pensiero andare avanti e indietro,percorrere corridoi e stanze pianificate,sulla base di una planimetria conosciuta,piuttosto che errare in un disordinato labirinto senza fine.
Potremmo dire che cotale sistema sia l'antesignano di un“videogame”mentale:l'intenzione finale è,ad ogni modo,completamente differente.L'arte della memorizzazione è lo sforzo di allineare la mente con l'armonia dell'Universo,seguendo le stesse regole dettate in illo tempore dalla Mente Divina.
Sfortunatamente Matteo Ricci non lasciò ai posteri una descrizione dettagliata del Palazzo della Memoria costruito nella sua mente durante gli anni trascorsi in Cina.
Nel suo libro sulla memoria egli lasciò solo scarne indicazioni di taluni contenuti,a loro volta fonte di ispirazione del libro di Jonathan Spence:principalmente sunto di idee e immagini mentali,ma lontano dal quel palazzo virtuale aspirante ad essere lo specchio del Creato.
Sappiamo,inoltre,che Matteo Ricci insegnò l'arte della memorizzazione ad alcuni candidati agli esami di Mandarinato,tra cui spicca Xu Guangqi stesso,il quale-come sappiamo-ne conseguì straordinario successo.
Ricci certamente ammobiliò un“Palazzo della Memoria”al fine di consentirgli la memorizzazione delle migliaia di caratteri cinesi che più tardi l'avrebbero abilitato a divenire un riverito studioso cinese.Probabilmente usò nuove idee,immagini,concetti in un“Palazzo della Memoria”già presente nella sua mente dagli anni del suo apprendistato a Roma.
Ricci ha certamente dato a Xu Guangqi e ai suoi altri studenti le tecniche per costruire nuovi Palazzi della Memoria e forse le“chiavi celestiali”per aprire il suo stesso palazzo virtuale.L'arte classica della memorizzazione raccomanda effettivamente che ognuno formi un proprio palazzo della memoria con segni,connessioni e immagini personalizzate.
Ma le regole per la sua costruzione dovrebbero essere le stesse per tutti.
Potremmo allora procedere per ipotesi.
Matteo Ricci certamente conosceva i procedimenti di Giulio Camillo Delminio,uno studioso italiano che fu una delle più famose e celebrate figure d'Europa nel ⅩⅥ secolo.
Giulio Camillo aveva creato un“palazzo della memoria”con la forma della gradinata di un teatro,basata sul numero“7”e i suoi multipli.
Questo palazzo virtuale conteneva 49 scatole,o stanze,correlate da passaggi e corridoi;era in sostanza un“quadrato magico”composto da 7 file di 7 stanze,ciascuna dotata di una porta/arco,disegnato con varie immagini e riempito con simboli e abitanti virtuali.
Il numero 7,numero magico secondo la tradizione occidentale,corrisponde ai 7 pianeti principali che influenzano gli esseri umani sulla terra:da sinistra a destra,la Luna,Mercurio,Venere,il Sole,Marte,Giove,Saturno.
Giulio Camillo divisò un sistema mistico in 49 stanze,costruite orizzontalmente e verticalmente,seguendo un complesso gioco di corrispondenze esoteriche e astrologiche:il suo lavoro fu considerato un puro tesoro,studiato da Re e intellettuali di tutta Europa.
Ricci venne alla luce poche decadi dopo la morte di Giulio Camillo e aggiunse un vasto obiettivo religioso e missionario a quello del sistema filosofico di quest'ultimo:l'evangelizzazione della Cina.Per“diffondere il Verbo【2】”Matteo Ricci doveva includere il Vangelo nel Palazzo della Memoria.
Una possibile traccia di come la scelta di Matteo Ricci fosse caduta proprio sul sistema di Giulio Camillo basato sulle 49 stanze,ci viene dalle raccomandazioni agli studenti formulate dai Padri della Chiesa:“quando memorizzate,pregate”;imprescindibile è la rimembranza delle parole della preghiera del“Padre Nostro”,composta personalmente da Gesù Cristo,come dice il Vangelo.
Abbiamo scoperto che questa preghiera contiene esattamente 49 parole latine,alcune delle quali non sono,a rigore,necessarie e sono quindi ridondanti per la sintassi del testo,come alcune preposizioni(“sicut et nos dimittimus”...etc).
Ciò significa che il misterioso sistema di memorizzazione per i giovani cattolici era basato su un palazzo di 49 stanze,ciascuna collegata alle altre dalle parole del“Padre Nostro”,come i grani di un rosario.
Abbiamo riempito perciò il palazzo di Giulio Camillo con le parole di quella preghiera,inziando dalla base(il piano più basso)e procedendo verticalmente,colonna per colonna,da sinistra a destra.
Poi abbiamo tradotto in caratteri cinesi le lettere latine e formato“famiglie”di caratteri collegati per significato o per ripetizioni di alcuni componenti.